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Effetti delle micorrize

03apr2012

L’effetto della micorrizazione è essenzialmente un enorme moltiplicazione della superficie e del volume radicale (sino al 700% in più rispetto ad un apparato radicale non micorrizato). I risultati ottenuti con l’instaurarsi della simbiosi sono:

  • incremento della capacità di assorbimento di acqua, di macro e microelementi (fosforo in particolare, zinco, ferro, manganese, ecc.). Nei riguardi del fosforo , la disponibilità per la pianta di questo elemento si manifesta soprattutto nei periodi freddi (primavera e autunno = maggior sviluppo della pianta in un periodo di ciclo rallentato).
  • maggior resistenza alla siccità;
  • capacità di resistenza a livelli di salinità elevati;
  • un parziale effetto di “barriera meccanica” nei confronti di funghi patogeni e nematodi;
  • riduzione della crisi da trapianto;
  • possibile bonifica dei suoli inquinati da metalli pesanti (ectomicorrize).

L’efficienza e la capacità fotosintetica sono l’elemento determinante la crescita vegetale e quindi, in ultima analisi, la produzione.
A sua volta l’efficienza fotosintetica dipende da molti fattori tra i quali rilevanti sono la disponibilità di nutrienti nel suolo, oltre ovviamente alle condizioni climatiche e alla presenza di patogeni. Le micorrize di per sé non hanno un ruolo diretto sull’efficienza fotosintetica ma, essendo in grado di influenzare positivamente lo stato nutrizionale della pianta, sono in grado di agire sulla capacità fotosintetica.
Studi effettuati da Ramakrishnan et al. (1988) su colture di mais riportano un aumento di clorofilla -a e -b ed un incremento significativo del tasso fotosintetico (10,4%) in piante micorrizate sottoposte a stress; riportano, inoltre, una maggiore attività in termini di fotorespirazione nelle piante non stressate.

La letteratura scientifica afferma che i funghi VAM possono ridurre gli effetti e le malattie causati da patogeni fungini, alterando la fisiologia dell’ospite e rendendo le radici più resistenti ai patogeni stessi. Dehne (1982) stima, in generale, una diminuzione delle patologie fungine compresa tra il 55% ed il 70% di tutti i casi studiati fino al 1982; Zhao & Kuo (1988) dimostrano come i funghi VAM possano persino iperparassitare patogeni radicali quali Rhizoctonia. I funghi VAM, ad esempio, influenzano il processo di lignificazione delle cellule radicali del pomodoro e del cetriolo aumentando la loro resistenza a Fusarium spp. (Dehne & Schonbeck., 1979), irrobustiscono con deposizioni di callosio le pareti cellulari delle radici di cipolla ostacolando lo sviluppo intercellulare di Pyrenochaeta terrestris, agente del marciume rosa (Becker, 1976). Nonostante la comprensione delle interazioni esistenti tra i funghi VAM e i funghi fitopatogeni sia ancora incompleta (è ancora oggetto di discussione, infatti, come i VAM possano interagire con i funghi patogeni per riuscire a ridurre la malattia del vegetale), il risultato è comunque di notevole rilevanza: le piante micorrizate paiono essere meno sensibili alle malattie fungine.

Essendo dei biotrofi obbligati, i funghi micorrizici hanno molte similarità con i patogeni biotrofici (Guimil et al., 2005; Paszkowski, 2006); in particolare entrambi possiedono nella parete cellulare molecole, come chitina e glucani, i cui oligomeri fungono da elicitori delle risposte di difesa della pianta (Harrison, 2005). Numerosi studi hanno dimostrato che nei primi stadi della formazione della simbiosi si ha un’induzione delle risposte di difesa dell’ospite (ad es. un accumulo di fitoalessine e un aumento dell’espressione di geni coinvolti nella difesa); successivamente l’espressione di tali geni ritorna costitutiva probabilmente a causa di un meccanismo di soppressione che sostiene la formazione delle micorrize (García-Garrido e Ocampo, 2002). E’ plausibile che la modulazione delle difese della pianta sia necessaria per lo sviluppo della micorriza e che il fungo reprima le risposte di difesa mediate dall’acido salicilico nell’ospite per rendere compatibili tali interazioni (Pozo e Azcón-Aguilar, 2007). Molte delle cosiddette proteine di virulenza prodotte dai patogeni reprimono le risposte di difesa della pianta (Abramovitch e Martin, 2004), ed è possibile che anche i funghi micorrizici secernano proteine con una funzione simile.

È stato dimostrato, inoltre, che la formazione delle micorrize induce nella pianta una resistenza di tipo sistemico (ISR), probabilmente attraverso un condizionamento anticipato dell’ospite, definito “priming”, che attiva i tessuti rendendoli più pronti a rispondere all’attacco di un patogeno (Pozo e Azcón-Aguilar, 2007).
Difatti, la colonizzazione delle radici da parte dei funghi micorrizici è in grado di proteggere le piante di pomodoro dall’infezione di Phytophthora parasitica (Pozo et al., 2002) e di favorire l’accumulo delle fitoalessine riscitina e solavetivone in piantine di patata infette da Rhizoctonia (Yao et al., 2003).

Bioplanet propone due prodotti a base di Micorrize, ottenuti grazie alla collaborazione con un’azienda francese che ha sviluppato una innovativa tecnica di produzione in vitro di funghi della specie Glomus intraradices:

  • OZOR, formulazione superconcentrata perfettamente disperdibile in acqua con 500 propaguli/grammo;
  • MYCOR ,in granuli, più adatto alle applicazioni pre-trapianto su alberi e arbusti da frutto od ornamentali.

Entrambi i prodotti sono ammessi in agricoltura biologica. Informazioni su www.micorrize.it