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Punteruolo rosso. Il rimedio esiste

25apr2012

I nematodi entomopatogeni devono la loro grande efficacia nel controllo di larve di insetti, alla simbiosi mutualistica con alcuni microrganismi batterici che vivono nel proprio apparato digerente.

I nematodi penetrano attivamente gli insetti attaccati attraverso la bocca, le aperture respiratorie, gli spazi intersegmentali o l’ano. Una volta all’interno, il batterio simbionte viene riversato nel corpo dell’ospite ove si sviluppa determinandone la morte rapidamente. Quando il corpo dell’ospite è stato digerito dall’azione del batterio, diventa un substrato per la riproduzione del nematode. A seguito di più cicli di riproduzione, il nematode riempie del tutto il corpo dell’ospite per poi evadere allo stadio di larva infettiva che ricerca altre vittime da infettare.

I nematodi entomopatogeni sono tipicamente terricoli, e la loro vitalità è rapidamente compromessa dalla disidratazione e dalle radiazioni solari presenti al di fuori del suolo.

L’utilizzo di un particole ceppo del nematode Steinernema carpocapsae in abbinamento ad uno speciale liquido applicatore a base di chitosano (polisaccaride naturale ottenuto dalla lavorazione della chitina presente nell’esoscheletro di crostacei), è una tecnica brevettata che consente l’applicazione efficace dei nematodi entomopatogeni anche al di fuori del suolo, contro diverse specie bersaglio.

Il chitosano viene quindi utilizzato come liquido applicatore dei nematodi, proteggendoli dalle radiazioni luminose e dalla disidratazione in caso di applicazioni aeree ma, essendo note le sue proprietà biostimolanti e la sua efficacia come attivatore dei meccanismi di autodifesa delle piante, svolge un’azione molto importante anche nel determinare una reazione ed una pronta ripresa della pianta pesantemente “stressata” dall’attacco del punteruolo.

I residui che si accumulano all’inserzione delle foglie delle palme costituiscono un substrato al cui interno i nematodi possono muoversi al pari che nel suolo.

Grazie soprattutto alla protezione esercitata dal chitosano, i nematodi riescono ad essere attivi anche sulla chioma con una persistenza di alcune settimane durante le quali possono infettare sia gli adulti del rincoforo, con i quali vengono a contatto, sia le pupe e larve che riescono a raggiungere anche nelle gallerie.

Gli individui infettati da nematodi vengono portati a morte ed il loro cadavere diventa un substrato di riproduzione, dal quale fuoriescono migliaia di nuovi nematodi in grado di infettare a loro volta nuovi individui di Rhynchophorus coi quali vengono a contatto. E’ nota la tendenza “gregaria” delle larve di Punteruolo rosso, per cui ne deriva l’innesco di un “effetto flipper” che rende il trattamento molto più persistente e penetrante all’interno della pianta, con un risultato superiore a qualsiasi altro tipo di trattamento sulla chioma.

Sono reperibili in commerbio prodotti contenenti nematodi per il controllo biologico di Rhynchophorus ferrugineus ma anche di Paysandisia archon, altro pericoloso fitofago della palme introdotto di recente.

Una confezione (50 milioni di nematodi con 500 cc di liquido applicatore) è sufficiente per trattare 2-3 palme di grandi dimensioni. Per piante più piccole si calcola una dose proporzionale di prodotto ( di norma un max di 4-5 palme).

Il numero delle piante trattabili con una confezione è anche conseguente alle difficoltà con cui si riesce o meno a bagnare adeguatamente la corona della palma.

Infatti, le palme vanno trattate dall’alto, raggiungendo il centro della corona, l’inserzione delle foglie, e gli stipiti. Il trattamento deve essere ripetuto una volta al mese circa, periodo max nel quale si prolunga la sopravvivenza dei nematodi sulle palme.

In caso di piante già affette (“intervento curativo”), l’applicazione deve essere ripetuta almeno 2-3 volte consecutive. In questo caso operazioni preliminari di potatura favoriscono molto l’efficacia dei nematodi con la previa rimozione dei tessuti infestati. In caso di “trattamenti preventivi” su piante asintomatiche od in aree a rischio, l’applicazione può ripetersi per l’intero corso della stagione primaverile ed autunnale a seconda delle situazioni.

Pur confermando che l’utilizzo dei nematodi insieme al chitosano possa determinare un’ottima mortalità di tutti gli stadi del rincoforo sino a provocare la ripresa di piante anche pesantemente colpite (ovviamente con gemma apicale ancora “vitale”), vanno ribadite alcune considerazioni sulla tecnica che possono fare la differenza fra un deludente risultato ed un successo eccellente:

  • piante non potate, con una massa di foglie secche nella parte inferiore della corona, rendono molto difficoltosa l’applicazione dei nematodi. In pratica, una potatura con asportazione delle foglie più basse e mediane, garantisce l’eliminazione di parte dei tessuti infestati e facilita un’adeguata bagnatura della corona centrale con il prodotto.
  • piante con infestazioni troppo avanzate sono molto difficilmente recuperate, è il caso di esemplari troppo compromessi che non presentano più l’apice vegetativo. E’ invece sempre possibile curare piante dove è presente un attacco ancora solo laterale, con la gemma recuperabile oppure piante apparentemente asintomatiche e con solo minimi indizi della presenza del rincoforo.

Le applicazioni su piante sintomatiche vanno eseguite a partire da inizio primavera e ripetute non meno di 3 volte a distanza ravvicinata (tre – quattro settimane al massimo), per consentire una copertura di tutti gli organi colpiti e l’eliminazione del maggior numero di insetti. A seconda delle condizioni di rischio, applicazioni successive vanno comunque effettuate a distanza di 1 o più mesi.  Applicazioni preventive possono essere effettuate a distanza anche superiori ad un mese ma con continuità, a partire dalla primavera e sino a inizio autunno, periodo nel quale il rincoforo può muoversi in cerca di altre piante. Questi valori vanno tarati sulla base delle osservazioni effettuate nelle varie zone (le condizioni ambientali ottimali per l’attività dei nematodi sono comprese fra temperature di 10°C e 30C), ma in ogni caso lo scopo è fare in modo che i nematodi siano presenti al momento dell’arrivo di eventuali adulti o che su piante già colpite essi giungano con la massima efficacia nelle parti colpite. Per le loro caratteristiche, in ogni caso primavera ed autunno sono sempre i momenti di applicazione migliori, sia per la presenza di temperature non troppo elevate, sia per la presenza di un buon grado di umidità, essenziale per una buona sopravvivenza e mobiltà dei nematodi sul substrato in cui vengono irrorati.

Per info: www.sospalme.itinfo@bio-consult.it